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Identificazione di anticorpi eritrocitari

Articolo approvato dal Comitato editoriale di labtestsonline.org ed in corso di revisione da parte del Comitato editoriale italiano

In Sintesi

Perché?

Per identificare gli anticorpi rilevati tramite il test di Coombs diretto o il test di Coombs indiretto; per l’identificazione delle cause di una reazione trasfusionale, di anemia emolitica neonatale o di anemia emolitica.

Quando?

Nel caso in cui il test di Coombs diretto o indiretto siano positivi; nel caso in cui si sospetti la presenza di una reazione trasfusionale o di anemia emolitica neonatale.

Il campione

Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.

La preparazione

No, nessuna.

L'Esame

Gli anticorpi eritrocitari sono proteine prodotte dal sistema immunitario in grado di riconoscere eritrociti “estranei”. Questo test identifica gli anticorpi eritrocitari presenti nel sangue di una persona risultata positiva ai test di screening anticorpali (test di Coombs diretto e indiretto).

Ciascuna persona eredita una particolare combinazione di antigeni eritrocitari, ossia strutture presenti sulla superficie dei globuli rossi, inclusi quelli associati con la definizione del gruppo sanguigno AB0. Ogni persona produce fisiologicamente anticorpi diretti contro gli antigeni “estranei”, ossia non presenti nel proprio organismo, e quindi anche contro gli antigeni A o B. Pertanto, le persone con gruppo sanguigno A producono anticorpi diretti contro l’antigene B e viceversa.

Un altro importante antigene presente sulla superficie eritrocitaria è l’antigene Rh, chiamato antigene D. Le persone possono (Rh positivo) o non possono (Rh negativo) avere questo antigene esposto sulla superficie dei propri eritrociti. Gli anticorpi diretti contro l’antigene D però, diversamente da quelli in grado di riconoscere gli antigeni A o B, non vengono prodotti naturalmente ma solo nelle persone con gruppo sanguigno Rh-negativo in seguito al contatto con eritrociti Rh-positivi dovuto, ad esempio, a trasfusione o a contatto materno fetale (madre Rh-negativa con feto Rh-positivo).

Per effettuare una trasfusione, il sangue del donatore e del ricevente devono essere compatibili sia per il gruppo sanguigno AB0 che per l’antigene Rh. L’incompatibilità potrebbe determinare infatti la distruzione (emolisi) dei globuli rossi trasfusi operata dal ricevente, con gravi conseguenze. Il gruppo sanguigno AB0 e il fattore Rh vengono caratterizzati normalmente tramite i test per la tipizzazione del gruppo sanguigno; il sangue destinato alla trasfusione viene associato al ricevente sulla base della compatibilità AB0 e Rh.

Oltre al gruppo sanguigno AB0 e al fattore Rh, esistono però moltissimi altri antigeni esposti sulla superficie eritrocitaria, come Kell, Kidd, Duffy e altri antigeni Rh. Gli anticorpi diretti contro questi antigeni non vengono normalmente prodotti nell’organismo se non in seguito ad esposizione a sangue o emocomponenti estranei durante una trasfusione o la gravidanza e il parto. Questi anticorpi sono potenzialmente, ma non necessariamente, in grado di sviluppare reazioni avverse. Pertanto, l’identificazione di questi anticorpi all’interno del circolo ematico di un paziente può essere importante per evitare reazioni avverse.

I test responsabili dell’identificazione degli anticorpi diretti contro antigeni eritrocitari diversi da quelli del gruppo AB0 vengono effettuati nel caso in cui una persona risulti positiva ai test di screening (test di Coombs diretto e test di coombs indiretto). Questi test possono essere parte di protocolli di screening richiesti:

  • Come parte degli esami effettuati durante la gravidanza
  • Nel caso in cui sia necessaria una trasfusione
  • In seguito a una sospetta reazione trasfusionale
  • In presenza di malattia emolitica neonatale
  • In presenza di sospetto di anemia emolitica autoimmune (nella quale l’organismo sviluppa anticorpi diretti contro gli antigeni presenti sui propri eritrociti)

Le complicanze dovute alla presenza di anticorpi diretti contro antigeni eritrocitari “estranei” non si sviluppano in seguito alla prima esposizione ma solo se questa viene ripetuta, come dopo una seconda trasfusione o una seconda gravidanza. In questo caso gli anticorpi anti-eritrocitari prodotti durante la prima esposizione, sono in grado di riconoscere e distruggere gli eritrociti “estranei”. In base alle caratteristiche degli antigeni e degli anticorpi riconosciuti e alla quantità di globuli rossi interessati, le complicanze possono essere da lievi a moderate fino a potenzialmente letali.

La combinazione antigene/anticorpo in grado di distruggere i globuli rossi viene detta “clinicamente significativa”. La reazione può essere immediata (ad esempio durante la trasfusione) o può svilupparsi dopo alcuni giorni dalla trasfusione. La distruzione degli eritrociti, detta emolisi, può avvenire all’interno dei vasi sanguigni o nel fegato e nella milza. L’emolisi può determinare la comparsa di sintomi come febbre, brividi, nausea, dolore al fianco, ipotensione, ematuria (sangue nelle urine) e itterizia.

Come e Perchè

Quali informazioni è possibile ottenere?

L’identificazione degli anticorpi eritrocitari viene effettuata come esame di approfondimento in seguito al riscontro positivo ai test di Coombs diretto o indiretto. I test per l’identificazione degli anticorpi eritrocitari irregolari caratterizzano gli specifici anticorpi rilevati durante i test di screening; sono quindi un utile supporto all’identificazione delle cause di reazioni trasfusionali, malattia emolitica neonatale o anemia emolitica.

Il test di Coombs diretto o il test di Coombs indiretto, vengono effettuati:

  • Nelle donne in gravidanza, per verificare la presenza di anticorpi diretti contro antigeni eritrocitari
  • Per la conferma della diagnosi e per la verifica della causa di anemia emolitica neonatale
  • Prima di una trasfusione sanguigna, come parte dei test di tipizzazione, screening e accoppiamento donatore-ricevente
  • Come esame di approfondimento in presenza di una sospetta reazione trasfusionale
  • Come supporto alla diagnosi di anemia emolitica, per verificare se questa possa essere causata dalla presenza di anticorpi anti-eritrocitari
     

L’identificazione degli anticorpi eritrocitari permette di verificare la presenza di una reazione antigene-anticorpo clinicamente significativa. Alcuni anticorpi sono noti per causare reazioni avverse da moderate a molto gravi mentre altri possono causare reazioni lievi, prive di sintomi o complicanze nella persona trasfusa o nel bambino.

Domande Frequenti

Dovrebbero sottoporsi tutti allo screening per la ricerca di anticorpi eritrocitari irregolari?

No, non è necessario a meno che la persona interessata non abbia necessità di una trasfusione o non si trovi in stato di gravidanza. La presenza di anticorpi eritrocitari non ha effetti sulla salute della persona nella quale vengono rilevati. Il clinico può richiedere che il test venga effettuato nelle donne dopo una gravidanza, in modo particolare nel caso in cui abbia partorito dei bambini con complicazioni, per determinare il rischio di complicazioni in gravidanze future. Inoltre, i test di Coombs diretto e indiretto possono essere richiesti nel caso in cui sia presente emolisi o anemia con sospetto di patologie autoimmune.

Fonti

Fonti utilizzate nella revisione corrente

(October 14, 2013) Tholpady A. Antibody Screening, Medscape Reference. Available online at http://emedicine.medscape.com/article/1731232-overview#a1. Accessed September 2016.

Henry's Clinical Diagnosis and Management by Laboratory Methods. 22nd ed. McPherson R, Pincus M, eds. Philadelphia, PA: Saunders Elsevier: 2011, 719-730, 741.

Angela Treml MD, Karen E. King MD. Red blood cell alloimmunization: lessons from sickle cell disease. Transfusion 2013;53:692-695.

(July 20, 2016) Sandler G. Transfusion Reactions. Medscape Reference. Available online at http://emedicine.medscape.com/article/206885-overview. Accessed September 2016.

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