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Screening Oncologici - Patologie Tumorali

Cosa sono i test di Screening?

I test di screening sono esami di laboratorio utili per l’identificazione di persone affette da una certa patologia/condizione clinica, prima della comparsa dei sintomi associati o anche per adottare le necessarie misure di prevenzione in persone a maggior rischio di svilupparla. Sono una parte importante della medicina preventiva.

I test di screening consentono la diagnosi precoce di alcune malattie rendendole più facilmente trattabili. Pertanto, sono di maggior beneficio nel caso in cui vengano utilizzati per la diagnosi precoce di malattie gravi e trattabili, prima ancora che i sintomi si manifestino.

I test di screening dovrebbero essere sensibili – ossia capaci di identificare correttamente le persone affette da una certa patologia. Molti esami eseguiti routinariamente, sono test di screening. Ne sono un esempio la misura del Colesterolo o il Pap Test nelle donne. I neonati vengono sottoposti alla nascita a test di screening in grado di rilevare molteplici patologie.

La positività ad un test di screening spesso richiede la conferma del risultato con un test dotato di maggiore specificità. Questa caratteristica è particolarmente importante per la conferma diagnostica o per l’esclusione di quelle persone positive al test di screening ma non effettivamente affette dalla patologia in esame.

Un test diagnostico potrebbe essere utilizzato anche con finalità di screening, ma in genere viene usato per confermare una diagnosi in persone con segni, sintomi o altre evidenze di una particolare malattia.

Ultima Revisione: 02.02.2021
Ultima Modifica: 02.02.2021

Lo screening oncologico si rivolge ad una popolazione asintomatica proponendo test che consentono di indentificare lesioni pretumorali, con conseguente riduzione dell’incidenza del tumore, e tumori in una fase precoce, con riduzione della mortalità. La diagnosi precoce del tumore tramite individuazione di lesioni di piccole dimensioni consente anche interventi più conservativi dell’organo oggetto del programma di screening. Questi test hanno un doppio valore: prevenire la sofferenza e, in alcuni casi, la morte del paziente, e non sovraccaricare il Sistema Sanitario Nazionale di spese per cure potenzialmente evitabili. Per maggiori informazioni a riguardo, consultare il proprio medico.

Programmi di screening

Tumore della cervice uterina

L'adesione ai programmi di screening è essenziale per ridurre la mortalità e l'incidenza del tumore alla cervice uterina (la parte bassa dell'utero). La quasi totalità dei carcinomi della cervice sono causati da un'infezione persistente da papillomavirus (HPV), responsabile della maggior parte delle infezioni sessualmente trasmesse. La trasmissione del papillomavirus può avvenire anche tramite rapporti sessuali non completi. Il carcinoma della cervice si sviluppa lentamente e possono passare anche molti anni prima che un'infezione da HPV evolva in cancro.

Esistono numerosi tipi di HPV (ceppi), ma solo alcuni, definiti ad "alto rischio" (HR), sono responsabili dello sviluppo delle lesioni precancerose e successivamente del cancro. Tra questi, i tipi HPV 16 e 18 sono responsabili di circa il 70% delle forme tumorali, mentre la restante percentuale è causata dai tipi 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58 e 59. Il virus è molto diffuso, soprattutto tra i giovani sessualmente attivi. Tuttavia, è stato osservato che nonostante le infezioni da HPV siano molto frequenti nelle donne di età inferiore ai 30-35 anni, nella maggioranza dei casi si risolvono spontaneamente senza conseguenze per la salute della donna.

L'ampia diffusione del virus rende l'infezione difficilmente prevenibile. Oltre allo sviluppo di vaccini diretti contro i tipi HPV più frequentemente associati allo sviluppo del tumore (HPV 16 e 18), l'implementazione dei programmi di screening ha permesso di prevenire efficacemente l'insorgenza dei tumori alla cervice uterina. Lo screening si prefigge di identificare il tumore ad uno stadio precoce, quando risulta più facilmente trattabile. L'obiettivo primario consiste nell'identificare eventuali lesioni pre-cancerose, al fine di monitorarle o rimuoverle prima che possano progredire verso il cancro.

In passato, il Pap Test era l'unico test utilizzato nell'ambito dei protocolli di screening per il tumore del collo dell'utero e veniva offerto, ogni 3 anni, a tutte le donne di età compresa tra i 25 ed i 64 anni. L'introduzione e validazione di un nuovo test molecolare per la ricerca del materiale genetico (DNA) dei tipi di HPV (test HPV DNA) ad "alto rischio", ha recentemente modificato le indicazioni dei programmi di screening nazionali. Il Piano Nazionale Prevenzione 2014-2018 ha infatti introdotto il test HPV DNA come test primario per lo screening. Questo test consente di individuare la presenza di HPV ad alto rischio prima ancora che le lesioni precancerose siano rilevabili tramite il Pap Test.

Di seguito, sono riportate le nuove raccomandazioni:

  • Alle donne di età compresa tra i 25 ed i 30-35 anni (variazioni su base regionale), viene offerto il Pap Test che, in caso di esito negativo, deve essere ripetuto ogni 3 anni
  • Alle donne di età compresa tra i 30-35 ed i 64 anni, viene offerto il test HPV DNA che, in caso di esito negativo, deve essere ripetuto ogni 5 anni

Nel caso in cui il test HPV DNA risulti positivo viene allestito e letto il Pap Test, solitamente in modalità reflex, ovvero utilizzando lo stesso campione prelevato per il test molecolare.

In caso di Pap Test negativo, la paziente vene invitata a ripetere il test HPV DNA dopo 1 anno: se il test HPV-DNA dopo un anno è negativo, la paziente rientra nell'intervallo di screening; se positivo, deve sottoporsi ad una colposcopia.

Se, al contrario, il Pap Test risulta positivo, la paziente viene invitata a sottoporsi a colposcopia, un esame ginecologico che consente al ginecologo di guardare la cervice attraverso il colposcopio (che illumina e ingrandisce l'immagine) e di rilevare eventuali anomalie che, se necessario, vengono asportate tramite biopsia ed esaminate per gli approfondimenti diagnostici. Per maggiori informazioni a riguardo, consultare l'articolo Carcinoma della Cervice.

Il Pap Test non viene offerto prima dei 25 anni poiché l’incidenza del tumore in questa fascia d’età è molto bassa. L'esame citologico viene offerto ogni 3 anni, considerato un intervallo di screening sufficientemente breve da rendere poco probabile lo sviluppo di un tumore, ma non così tanto da individuare lesioni che regredirebbero spontaneamente e che quindi potrebbero indurre ad effettuare trattamenti non necessari.

Il test HPV DNA non viene offerto prima dei 30-35 anni, poiché nelle donne più giovani le infezioni a risoluzione spontanea sono frequenti. Pertanto, lo screening con HPV DNA in questa popolazione porterebbe ad identificare e trattare lesioni con alta probabilità di regressione spontanea, generando interventi non necessari e costosi, oltre ad ansia e disagio nelle pazienti.
In assenza di infezione da parte di tipi HPV classificati ad "alto rischio", la probabilità di sviluppare il tumore della cervice è molto bassa. Inoltre, lo screening basato sul test HPV conferisce una protezione maggiore del 60-70% relativamente allo sviluppo di cervicocarcinoma rispetto allo screening basato sul Pap Test, consentendo di aumentare l'intervallo di screening da 3 anni (come richiesto per il Pap Test) a 5 anni.

Le persone vaccinate devono comunque sottoporsi allo screening programmato per il cancro della cervice. Infatti, i tre vaccini disponibili in Italia (Cervarix, Gardasil e Gardasil 9) sono in grado di prevenire le infezioni provocate rispettivamente da 2 tipi di HPV oncogeni (HPV 16 e 18), 4 tipi (HPV 6, 11, 16 e 18) e 9 tipi (HPV 6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58), ma non dalle infezioni provocate da tutti i possibili tipi responsabili dell'insorgenza tumorale.

Sia il Test HPV DNA che il Pap Test vengono eseguiti su un campione di cellule della cervice uterina, prelevati ambulatorialmente tramite l'inserimento in vagina di un divaricatore (speculum) ed il leggero campionamento delle cellule della cervice uterina tramite una spatola ed un apposito spazzolino o un apposito dispositivo unico a forma di spazzola. La procedura può provocare un lieve fastidio e potrebbe comportare un leggero sanguinamento subito dopo il prelievo. Per l'esecuzione del test, viene richiesto alla paziente di astenersi dai rapporti sessuali e di non usare ovuli, creme o altri prodotti vaginali nelle 48 ore precedenti al test. Inoltre, l’esame non deve essere eseguito durante il periodo mestruale (devono essere trascorsi almeno 5 giorni dalla fine del ciclo) o in caso di perdite ematiche, ma può essere eseguito in gravidanza. Ai fini della corretta esecuzione del test, in sede di prelievo possono essere richieste alcune informazioni anamnestiche, come la data dell'ultima mestruazione, l'eventuale uso di contraccettivi, visite ginecologiche o ecografie transvaginali recenti, l'assunzione di farmaci, ecc...

Il test di screening viene di solito eseguito presso gli studi ginecologici, nelle ASL, nei consultori, negli ospedali e nelle cliniche.

 

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