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Clostridium difficile

Noto anche come: C. difficile, C. difficile Tossina A e B, Test della Glutammato Deidrogenasi, GDH, C. Difficile (esame colturale, NAAT o test antigenico)
Ultima Revisione: 12.04.2019
Ultima Modifica: 12.04.2019

Articolo approvato dal Comitato editoriale di labtestsonline.org ed in corso di revisione da parte del Comitato editoriale italiano

In Sintesi

Perché?

Per rilevare la presenza di un infezione del batterio Clostridium difficile e/o della tossina prodotta.

Quando?

In presenza di diarrea lieve, moderata o grave persistente, associata a dolore addominale, perdita di appetito o febbre, specialmente in seguito a terapia antibiotica.

Il campione

Un campione di feci liquide o destrutturate raccolte in un contenitore sterile, non contaminate con acqua o urina, fresche o mantenute refrigerate fino all'arrivo in laboratorio.

La preparazione

No, nessuna.

L'Esame

Il Clostridium difficile (C. difficile) è un tipo di batterio associato alla comparsa di diarrea in seguito all’assunzione di antibiotici. I test per la ricerca di C. difficile e per la tossina di C. difficile rilevano rispettivamente la presenza del batterio, della tossina e/o dei geni responsabili della produzione della tossina.

C. difficile è stato recentemente riclassificato e rinominato Clostridioides difficile, nonostante questo nome non sia di uso corrente.

Il batterio C. difficile è presente nella normale flora batterica intestinale del 65% dei bambini sani e nel 3% degli adulti sani. Talvolta, l’utilizzo prolungato di antibiotici ad ampio spettro per la cura di altre infezioni, determina uno sbilanciamento della flora batterica intestinale. La flora batterica normale, suscettibile agli antibiotici, viene distrutta ed eliminata dal canale digerente, mentre i ceppi di C. difficile resistenti agli antibiotici rimangono e cominciano ad accrescersi o vengono acquisiti nuovi ceppi.

C. difficile produce in genere due tossine: la tossina A e la tossina B. La diminuzione della normale flora batterica intestinale e la contestuale crescita di C. difficile, determina un aumento della produzione della tossina che può danneggiare la parete della parte bassa del canale digerente (colon, intestino) e portare ad una grave infiammazione del colon e a diarrea prolungata. I tessuti morti, la fibrina e i numerosi leucociti presenti possono determinare la formazione di una parete sulla superficie dell’intestino infiammato (pseudomembrana), una patologia nota come colite pseudomembranosa.

L’infezione da C. difficile è la causa più comune di diarrea nelle persone ricoverate. La tossina viene rilevata in più del 20-30% dei campioni di feci appartenenti a persone con la diarrea associata all’uso di antibiotici e in più del 95% di coloro ai quali è stata diagnosticata la colite pseudomembranosa.

Nonostante questo microrganismo sia più frequentemente presente nella flora batterica intestinale dei bambini piccoli, questi raramente sviluppano i sintomi associati.

Il rischio di sviluppare i sintomi aumenta con l’età, nei soggetti con il sistema immunitario compromesso, in coloro che sono affetti da colite acuta o cronica, nelle persone alle quali è già stata diagnosticata in passato un’infezione da C. difficile o in persone che si sono sottoposte recentemente ad interventi chirurgici gastrointestinali o a chemioterapia. La diarrea associata a C.difficile di solito si sviluppa nelle persone che hanno seguito una terapia antibiotica per diversi giorni e può svilupparsi anche alcune settimane dopo il termine del trattamento.

La gravità della patologia associata alla presenza di C. difficile può variare in maniera significativa: da lieve (una semplice diarrea) a grave come colite, megacolon tossico, perforazione dell’intestino, fino a sepsi e morte. I segni e sintomi possono includere defecazione frequente, dolore e crampi addominali, nausea, febbre, disidratazione, senso di fatica e leucocitosi (elevato numero di globuli bianchi). Il trattamento di solito prevede l’interruzione dell’assunzione dell’antibiotico originale e la somministrazione di una specifica terapia antibiotica orale con antibiotici per i quali il batterio è sensibile. La maggior parte delle persone migliora non appena il tratto gastrointestinale viene ripopolato dalla normale flora batterica intestinale ma circa il 12-24% di dei pazienti può andare incontro ad un altro episodio entro due mesi.

Come e Perchè

Quali informazioni è possibile ottenere?

I test per la ricerca del batterio C. difficile, della tossina da esso prodotta e dei geni associati alla tossina, vengono utilizzati per la diagnosi di diarrea o altre manifestazioni patologiche che potrebbero essere correlate con la presenza di questo microrganismo. Le cause infettive o non infettive responsabili di diarrea acuta o cronica sono molteplici, e questo test consente di chiarirle.

Esistono numerosi test volti alla rilevazione del ceppo batterico responsabile dell’infezione e della sua tossina.

L’analisi dei dati ottenuti dall’Istituto Superiore di Sanità durante l’esecuzione del Progetto “Sorveglianza delle Infezioni da Clostridium difficile. Aspetti epidemiologici e microbiologici”, finanziato dal Centro per la Prevenzione e Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute e condotto tra il 2012 e il 2013, ha fornito una proposta di protocollo diagnostico che prevede:

Valutazione dell’idoneità del campione (feci diarroiche consegnate fresche o conservate refrigerate per non più di 48 ore dalla raccolta) appartenenti a pazienti che presentino un quadro clinico compatibile con CDI (infezione da Clostridium difficile)

Test di screening del campione di feci utilizzando il test per l’antigene di C. difficile noto con il nome di glutammato deidrogenasi (GDH) o antigene comune. Questo test rileva la presenza di un antigene prodotto in grande quantità da C. difficile, sia nel caso di ceppi producenti tossine che non producenti tossine. È un test considerato altamente sensibile ma non molto specifico per i ceppi di C. difficile producente le tossine. Questo test indica quindi la presenza del batterio ma non la sua capacità di produrre le tossine.

In caso di risultato positivo al test GDH, valutazione della presenza della tossina tramite:

Test immunoenzimatico (EIA) per la ricerca delle tossine A, B o A+B. Questo metodo è molto comune nei laboratori e richiede circa 1-4 ore. Nonostante sia un test rapido può non essere sufficientemente sensibile per rilevare tutte le infezioni, con una mancata rilevazione in circa il 30% dei casi.

Test molecolare (nucleic acid amplification tests, NAAT). Questo è un metodo rapido e sensibile per confermare la presenza di tossine di C. difficile. Tuttavia, essendo piuttosto costoso, potrebbe non essere disponibile in tutti i laboratori. Il numero di risultati falsamente positivi viene limitato dall'esecuzione del test solo in soggetti sintomatici e positivi al test di screening.

Nel caso i test per la ricerca delle tossine forniscano esito negativo ma permanga il sospetto clinico, può essere eseguita una coltura tossinogenica volta a confermare o escludere la CDI. Questa prevede la crescita del batterio in uno specifico terreno di coltura e quindi l’identificazione della tossina. È il metodo considerato gold standard ma la sua esecuzione richiede 2-3 giorni.

Altri test per la rilevazione delle tossine sono:

  • Test di citotossicità cellulare - Questo test analizza gli effetti citotossici delle tossine eventualmente presenti su una coltura di cellule umane. Questo è il metodo più sensibile per la rilevazione delle tossine ma la formulazione del referto richiede 24-48 ore.
  • Pannello gastrointestinale (GI) - si tratta di un test in grado di rilevare simultaneamente molti patogeni (virus, batteri o parassiti) presenti in un campione di feci. E' un utile sostegno alla diagnosi delle infezioni del canale digerente. Tuttavia, poiché esistono molti patogeni responsabili delle infezioni gastrointestinali, tra i quali C. difficile, per la formulazione della diagnosi il pannello GI deve essere utilizzato in associazione ad altri esami, come la coprocoltura o la ricerca di uova e parassiti.

Domande Frequenti

Cos’altro può provocare diarrea?

La diarrea può essere dovuta ad un’infezione operata da batteri patogeni (di solito Salmonella, Shigella, Campylobacter o Escherichia coli), virus, parassiti oppure da intolleranza alimentare, da farmaci, da disordini intestinali cronici come la sindrome del colon irritabile, da sindromi da malassorbimento (come la celiachia). La diarrea può anche essere causata o esacerbata da stress psichici.

Fonti

Fonti utilizzate nella revisione corrente

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Barreto, T. and Lin, K. (2018). Clostridium Difficile Infection: Prevention and Treatment. Am Fam Physician. 2018;97(3):196-199. Available online at https://www.medscape.com/viewarticle/892466. Accessed on 9/08/18.

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