Varicella e Herpes zoster
Noto anche come: Virus della Varicella Zoster, VZV, Herpes Zoster
Nome ufficiale: Esame colturale del Virus della Varicella Zoster; PCR del Virus della Varicella Zoster; Ricerca di anticorpi IgG e IgM anti- VZV; Immunofluorescenza diretta (DFA) per la ricerca del VZV
Ultima Revisione: 01.01.2017
Ultima Modifica: 14.01.2018
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In Sintesi
Perché?
Per la diagnosi, se necessario, di varicella o Herpes Zoster attiva, recente o pregressa; per verificare la presenza di immunizzazione al Virus della Varicella Zoster (VZV) o per verificare il rischio di riattivazione del VZV prima della somministrazione di farmaci immunosoppressivi.
Quando?
In presenza di sintomi insoliti e/o particolarmente gravi per i quali il clinico voglia distinguere tra un’infezione da VZV e un’altra causa; nel caso in cui sia necessario verificare l’immunizzazione al VZV; talvolta prima di un trapianto d’organo o nel caso in cui un bambino, una donna in gravidanza o una persona immunocompromessa sia stata esposta al virus della varicella.
Il campione
Il campione richiesto dipende dal tipo di analisi che viene richiesta e dallo stato di salute del paziente. Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio per la ricerca degli anticorpi anti-VZV; per rilevare il virus, un campione di fluido prelevato da una vescicola, dal sangue, dal liquido cefalorachidiano o altri fluidi corporei o campioni tissutali.
La preparazione
No, nessuna.
L'Esame
La varicella e l’herpes zoster sono causate dall’infezione del Virus della Varicella Zoster (VZV), un membro della famiglia degli herpesviridae. I test per la VZV rilevano gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario in risposta all’infezione a VZV o il virus stesso.
Il test della varicella o dell’herpes zoster può essere effettuato per rilevare un’infezione attiva o pregressa del VZV. Di solito la diagnosi di varicella è esclusivamente clinica sulla base dei segni e sintomi presenti ma in alcune persone possono essere presenti lesioni della pelle atipiche; in questi casi il test della VZV può essere un utile ausilio diagnostico. In pazienti in procinto di ricevere un trapianto d’organo o nelle donne in gravidanza invece, il test della VZV può essere utile per la diagnosi di un’infezione attiva o per verificare l’immunizzazione al virus dovuta ad una precedente infezione o ad una vaccinazione.
In Italia l’introduzione nel 2005 del vaccino contro la varicella tra le vaccinazioni raccomandate dal Ministero della Salute, ha determinato una repentina diminuzione dei casi di varicella e delle ospedalizzazioni dovute a complicanze di tale infezione, nonostante il virus sia ancora presente in forma latente nelle persone adulte che hanno contratto il VZV in età pediatrica. Per una copertura efficace al 98% sono sufficienti una (tra i 12 mesi e i 12 anni) o due dosi del vaccino (sopra i 12 anni) e, nel caso in cui venga comunque contratta l’infezione, questa presenta una sintomatologia più lieve.
Il virus della varicella zoster può causare la varicella in adulti e bambini non vaccinati o non precedentemente esposti. L’infezione primaria è altamente contagiosa, e viene trasmessa tramite i colpi di tosse, gli starnuti o toccando i liquidi fuoriusciti dalle vescicole.
L’infezione primaria è caratterizzata dalla comparsa di punti pruriginosi a distanza di circa due settimane dall’esposizione all’agente infettivo, che si trasformano poi in piccoli ponfi o vescicole piene di liquido. La rottura delle vescicole è seguita dalla formazione di una crosta e quindi dalla guarigione. Questo processo avviene in due o tre ondate di qualche centinaio di vescicole in pochi giorni.
Dopo la risoluzione dell’infezione primaria, il virus rimane latente all’interno delle cellule del tessuto nervoso. Gli anticorpi prodotti durante l’infezione primaria prevengono un’eventuale re- infezione. Tuttavia, la diminuzione delle difese immunitarie può comportare una riattivazione del virus il quale può migrare dalle cellule nervose nelle quali si trova in uno stato di latenza, fino alla pelle, causando la cosiddetta Herpes Zoster. I sintomi includono una sensazione di bruciore da moderata a intensa o una sensazione di prurito e dolore che può interessare diverse sedi, come la pelle del viso o dei fianchi. In genere interessa solo una sede ma può comparire anche in sedi multiple. Alcuni giorni dopo il prurito o il formicolio possono comparire nella stessa sede eruzioni cutanee, con o senza la presenza di vescicole. Nella maggior parte delle persone, le eruzioni cutanee e il dolore scompaiono entro poche settimane, quando il virus torna allo stato di latenza. In alcune persone però il dolore può permanere anche per mesi.
Il vaccino è controindicato per gli individui immunocompromessi, mentre è consigliato negli adolescenti e negli adulti che non abbiano ancora contratto la malattia e privi di controindicazioni. Anche le donne in età fertile che non abbiano ancora contratto la malattia dovrebbero vaccinarsi per evitare un’eventuale infezione in gravidanza e quindi le conseguenze sulla salute del bambino che potrebbero derivare da questa infezione.
Nella maggior parte dei casi l’infezione da VZV si risolve senza conseguenze. Nelle persone con il sistema immunitario compromesso, come coloro che sono affetti da HIV/AIDS o che si sono sottoposti ad un trapianto d’organo, possono però comparire conseguenze peggiori e prolungate. In alcuni casi il virus può non diventare latente e può diffondersi al sistema nervoso centrale.
Nelle donne in gravidanza, gli effetti dell’esposizione del feto o del neonato al VZV dipendono dall’età gestazionela durante la quale è avvenuta l’infezione e dalla precedente eventuale esposizione della madre al virus. Nelle prime 20-30 settimane di gravidanza, l’infezione primaria di VZV può, seppur raramente, determinare la presenza di anomalie congenite neonatali. Se l’infezione viene contratta invece nelle tre settimane prima del parto, il bambino può nascere con la “varicella del neonato” la cui mortalità può arrivare fino al 30%, in modo particolare se questo non è protetto dagli anticorpi di origine materna.
Come e Perchè
I test per la rilevazione degli anticorpi o del Virus della Varicella Zoster (VZV) di solito non vengono utilizzati per la diagnosi di varicella o di herpes zoster poiché per questo è sufficiente la diagnosi clinica sulla base dei segni e sintomi del paziente. Attualmente in Italia molti adulti hanno contratto la varicella mentre solo alcuni bambini sono vaccinati (media nazionale della copertura vaccinale entro i 24 mesi di età = 30,73%, fonte Ministero della Salute). In alcuni casi viene richiesta l’esecuzione dei test per la rilevazione di anticorpi anti-VZV, come nelle donne in gravidanza, nei neonati, nelle persone indirizzate a trapianto d’organo e nelle persone affette da HIV/AIDS.
I test possono essere utilizzati per:
- Determinare se qualcuno è stato precedentemente esposto al VZV sia per un’infezione pregressa che per una vaccinazione e valutare l’immunizzazione alla malattia
- Distinguere tra un’infezione attiva o pregressa
- Eseguire una diagnosi differenziale tra un’infezione del virus VZV con sintomatologia insolita e altre patologie caratterizzate da sintomi analoghi
Esistono diversi metodi disponibili per l’esecuzione dei test VZV:
Test sierologici
L’esposizione al VZV determina la produzione di anticorpi IgG e IgM da parte del sistema immunitario:
- IgM – sono i primi anticorpi ad essere prodotti dall’organismo in risposta al VZV. Sono presenti nella maggior parte delle persone entro una o due settimane dall’esposizione, raggiungendo in breve tempo un picco per poi diminuire progressivamente. I livelli di IgM possono tornare ad essere tali da non essere rilevabili, se non in seguito ad una riattivazione del virus latente.
- IgG – questi anticorpi vengono prodotti alcune settimane dopo l’esposizione al VZV e forniscono una protezione a lungo termine. I livelli di IgG aumentano durante l’infezione attiva, quindi si stabilizzano dopo la risoluzione dell’infezione e durante la fase di latenza del virus.
Una volta che una persona è stata esposta al VZV, presenterà sempre quantità rilevabili di IgG nel circolo ematico. La misura di IgM e IgG anti-VZV può essere utilizzata per la conferma della presenza attiva o di un’infezione pregressa del virus della varcella.
Ricerca del virus
La ricerca del VZV viene effettuata nel circolo ematico, nei fluidi o nei campioni di tessuto e può essere fatta tramite esame colturale o ricerca del materiale genetico virale.
- VZV DNA – rileva il materiale genetico virale (VZV DNA) nei campioni del paziente; è un metodo molecolare sensibile in grado di identificare e quantificare il virus.
- Immunofluorescenza diretta (DFA) – questo test rileva la presenza del VZV nelle cellule prelevate dal paziente in corrispondenza delle sedi delle lesioni, tramite l’utilizzo di un microscopio e di anticorpi anti-VZV marcati. È un metodo veloce ma meno sensibile e specifico dell’esame colturale o della ricerca del materiale genetico virale.
- Esame colturale del VZV – è un esame non molto ripetibile e può causare risultati falsamente negativi.
La scelta del metodo da utilizzare dipende dal campione prelevato, dai sintomi e dalle richieste del clinico.
Domande Frequenti
Sì, ma non quanto la varicella. Le vescicole delle persone infette contengono il virus ma le secrezioni dell’apparato respiratorio di solito no.
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Altrove sul web
Fonti
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