LTONews
Cerca tra le News
Cerca tra le News
Fonte immagine: NHGRI, Jonathan Bailey
I ricercatori dell’Università John Hopkins (Baltimora, Maryland, Stati Uniti) hanno sviluppato un nuovo test ematico che promette di identificare precocemente il cancro dell’ovaio, colon rettale, mammario e polmonare. Sebbene ancora il suo impiego nella pratica clinica sia lontano, per la necessità di validazione del metodo tramite la valutazione in studi clinici più ampi,un giorno potrebbe diventare un utile ausilio nello screening di persone considerate a maggior rischio di sviluppare queste patologie.
Il test rileva il DNA tumorale rilasciato all’interno del circolo ematico, noto con il nome di ctDNA(cell-free circulating tumor DNA, DNA tumorale libero circolante). Negli ultimi anni lo sviluppo di questo tipo di test ha suscitato molto interesse, per il potenziale utilizzo di questa, che viene spesso chiamata “biopsia liquida”, nello screening e nel monitoraggio del cancro.
La presenza del ctDNA nel circolo ematico è dovuta al rilascio del materiale genetico da parte delle cellule cancerose in necrosi. Le cellule tumorali presentano delle mutazioni acquisite nel corso della vita dell’individuo affetto, note con il nome di mutazioni somatiche (diverse dalle mutazioni ereditarie, che invece sono presenti in tutte le cellule dell’organismo). La presenza di queste mutazioni nelle sole cellule tumorali, consente ai ricercatori di distinguere il DNA “normale” da quello proveniente dalle cellule tumorali.
In passato sono stati pubblicati molti studi riguardanti l’utilizzo di questo biomarcatore nel monitoraggio dei pazienti affetti da cancro; l’innovazione di questo studio, pubblicato nella rivista “Science Translational Medicine” nell’agosto del 2017, è stata quella di proporre la “biopsia liquida” come strumento per la diagnosi precoce, fondamentale per il successo terapeutico di queste patologie.
Negli anni precedenti la messa a punto del test, i ricercatori hanno studiato il DNA estratto dalle cellule provenienti da prelievi bioptici di tessuto tumorale, al fine di determinare quali fossero le alterazioni “tumore-specifiche” da ricercare poi nel ctDNA. Tuttavia, l’utilizzo del ctDNA per lo screening in persone apparentemente sane senza l’uso di un frammento di origine tumorale, comporta l’impossibilità di conoscere il tipo di alterazione genetica ricercare in ciascuno specifico caso. La sfida è pertanto quella di fornire un test accurato e sensibile ma con un numero limitato di risultati falsamente positivi.
I ricercatori hanno sviluppato un pannello di mutazioni da ricercare in 58 geni noti per essere associati a vari tipi di cancro, da utilizzare per lo screening. La valutazione di questo metodo di screening ha coinvolto l’analisi di campioni di sangue provenienti da 200 persone affette da stadi differenti (I, II, III, o IV) di cancro alla mammella, ai polmoni, alle ovaie e al colon retto, oltre che da 44 persone apparentemente sane.
I ricercatori hanno usato un tipo di sequenziamento genico chiamato “targeted error correction sequencing; TEC-seq” (sequenziamento mirato di correzione degli errori). Questo metodo di sequenziamento ultrasensibile consente di leggere ciascun nucleotide presente nel campione di DNA una media di 30.000 volte, al fine di assicurare la rilevazione anche di mutazioni occulte.
Usando questo metodo, 86 individui su 138 (68%) affetti da cancro al I o II stadio, sono risultati positivi all’analisi del ctDNA. I ricercatori hanno inoltre rilevato che tra le 138 persone affette da cancro allo stadio I (limitato ad una singola area e non ancora in metastasi), il test del ctDNA è stato in grado di rilevare il tumore nel 50% dei pazienti affetti da cancro del colon retto, nel 67% di quelli affetti da cancro alla mammella, nel 45% di quelli affetti da cancro ai polmoni e nel 67% di quelli affetti da cancro alle ovaie. Sebbene queste percentuali evidenzino la mancata rilevazione del cancro nel 33-55% dei casi, è stata rilevata l’assenza di risultati falsamente positivi nelle 44 persone sane testate.
Sebbene questo test debba essere ancora sottoposto a maggiori studi prima di poter entrare nella pratica clinica, questo lavoro ha evidenziato il suo potenziale utilizzo nella rilevazione del cancro negli stadi precoci e quindi più facilmente trattabili. È tuttavia da sottolineare che lo studio è stato condotto su un campione di pazienti affetti dagli stadi precoci di vari tipi di cancro e pertanto i risultati non sono applicabili a persone prive di segni e sintomi e a rischio normale per queste patologie.Come sottolineato da altri autori infatti, è ancora da chiarire la reale sensibilità del metodo nel rilevare tumori di piccole dimensioni.
Articolo Originale: “Promising New Blood Test to Detect Early Cancers” – labtestsonline.org
Traduzione e adattamento a cura di: Margherita Berardi; LabTestsOnline Italia