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Test per le Sottofrazioni delle LDL

Articolo approvato dal Comitato editoriale di labtestsonline.org ed in corso di revisione da parte del Comitato editoriale italiano

In Sintesi

Perché?

Per la valutazione del rischio di sviluppare la malattia coronarica (CAD).

Quando?

In presenza di anamnesi personale o familiare positiva per CAD giovanile; nel caso in cui nonostante il test del colesterolo LDL (LDL-C) rientri nell’intervallo di riferimento, il clinico sospetti la presenza di un rischio aumentato per lo sviluppo di patologie cardiovascolari; talvolta per monitorare l’efficacia del trattamento ipolipemico e/o di cambiamenti nello stile di vita.

Il campione

Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.

La preparazione

È richiesto un digiuno di 9-12 ore prima dell’esecuzione del test; è permessa solo l’assunzione di acqua. È importante seguire tutte le istruzioni fornite dal personale sanitario.

L'Esame

Le lipoproteine a bassa densità (LDL; Low-Density Lipoprotein) sono particelle deputate al trasporto dei lipidi in tutto l’organismo. Ciascuna particella contiene una combinazione di proteine, colesterolo, trigliceridi e molecole fosfolipidiche. La composizione delle particelle varia durante la loro circolazione nel circolo sanguigno. La rimozione di alcune molecole e l’aggiunta di altre determina la presenza di un ampio spettro di particelle lipoproteiche di varia forma e dimensione, da grandi e soffici a piccole e dense. Il test per le sottofrazioni delle LDL misura la percentuale delle diverse particelle circolanti.

I test lipidici tradizionali misurano la quantità di colesterolo LDL (LDL-C) presente nel circolo ematico ma non valuta il numero di particelle LDL (LDL-P). Alcuni studi hanno mostrato che l’incremento delle particelle LDL piccole e dense (sdLDL) è associato con l’infiammazione ed è verosimilmente associata ad aterosclerosi in maniera maggiore rispetto alle particelle LDL grandi e soffici. È probabile che l’aumentato numero di sdLDL sia il motivo per il quale alcune persone andrebbero incontro ad attacco cardiaco nonostante i livelli di colesterolo totale e LDL- C siano perlopiù nella norma.

Tuttavia i dati non chiariscono se il test delle sottofrazioni fornisca informazioni aggiuntive circa il rischio cardiaco individuale o se i risultati di tale test possano influenzare le decisioni riguardanti il trattamento. Il report annuale di Lipidologia Clinica del 2015 della “National Lipid Association” statunitense, suggerisce il potenziale utilizzo del test delle sottofrazioni in una particolare categoria di pazienti; tuttavia è necessario eseguire ancora ulteriori ricerche cliniche per determinare se il test della frazione delle lipoproteine possa essere un valido ausilio diagnostico e per definirne l’ambito di utilizzo. Le raccomandazioni riguardanti l’uso di questo test sono in continua evoluzione, in accordo con i progressi degli studi effettuati ed attualmente includono:

  • I risultati di uno studio clinico chiamato JUPITER riguardante le terapie per le malattie cardiovascolari e l’associazione tra la malattia e le frazioni di LDL
  • Una revisione di molteplici studi riguardanti l’associazione tra l’esercizio fisico e la diminuzione dei livelli di sdLDL e del rischio di malattie cardiovascolari
  • Uno studio riguardante l’associazione tra la progressione della malattia e l’aumento delle sdLDL misurate tramite molteplici metodiche, inclusa l’ultracentrifugazione (separazione delle particelle in base alla densità), l’elettroforesi su gel di poliacrilammide in gradiente (separazione sulla base del rapporto massa/carica) e la spettroscopia in risonanza magnetica nucleare, in grado di misurare le particelle sulla base della loro differente composizione.
  • Nel 2013, la “Lipoprotein and Vascular Diseases Division Working Group on Best Practices” dell’Associazione Americana di Chimica Clinica (AACC), ha redatto un documento riguardante il confronto tra l’utilizzo dell’Apolipoproteina B (ApoB) e le particelle LDL (LDL-P) come indicatori di aterogenesi in confronto agli altri marcatori lipidici concludendo la loro uguale superiorità come test predittivi per il rischio cardiovascolare rispetto al colesterolo LDL comunemente usato. Il gruppo di studio pertanto supporta l’utilizzo dei test ApoB o LDL-P nello screening per il rischio cardiovascolare e nella definizione della terapia, pur esprimendo una preferenza per l’uso di ApoB, il quale è presente in tutte le particelle di VLDL.
  • Un’analisi genetica riguardante le sottofrazioni LDL e la terapia in una popolazione Europea, ha mostrato la correlazione genetica con la quantità di sottofrazioni LDL e di colesterolo LDL.

Il numero delle particelle LDL piccole e dense (sdLDL) di un individuo sono in parte geneticamente determinate, in parte dipendono dal genere (i maschi tendono ad avere più sdLDL rispetto alle femmine), ed in parte sono dovute allo stile di vita e di salute generale di un individuo. Alcune patologie e condizioni, quali ad esempio diabete ed ipertensione, sono associate con livelli incrementati di particelle sdLDL.

Come già detto, per determinare le sottofrazioni delle lipoproteine vengono utilizzate diverse metodologie, tra le quali l’ultracentrifugazione, l’elettroforesi su gel di poliacrilammide in gradiente e la spettroscopia NMR.

È inoltre possibile predire la presenza di livelli elevati di sdLDL sulla base dei livelli di trigliceridi e colesterolo HDL (HDL-C). Questi test vengono tipicamente eseguiti nell’ambito di un profilo lipidico. Le persone con trigliceridi alti ma livelli di HDL-C bassi tendono ad avere un numero maggiore di sdLDL. In particolare, avere i trigliceridi superiori ai 120 mg/dL e l’HDL-C inferiore a 40 mg/dL negli uomini e 50 mg/dL nelle donne, determina la presenza di livelli maggiori di sdLDL.

Il test delle sottofrazioni è disponibile anche per altre lipoproteine, come e HDL e le VLDL, ma sono ancora in fase di studio.

Come e Perchè

Quali informazioni è possibile ottenere?

Il test per le sottofrazioni delle lipoproteine a bassa densità (particelle LDL o LDL-P) misura le LDL sulla base della loro quantità, dimensione, densità e/o carica elettrica. Questo test è in grado di fornire molte informazioni riguardanti il rischio cardiovascolare di un individuo in modo particolare nelle persone con anamnesi personale o familiare positiva per patologie cardiovascolari (CVD) in giovane età, in modo particolare se associate a livelli di colesterolo totale e colesterolo LDL (LDL-C) non significativamente elevati.

Il test delle LDL-P viene richiesto nell’ambito del profilo lipidico.

Sebbene per la maggior parte delle persone la quantità di LDL-C rappresenti un buon marcatore di rischio cardiovascolare, è stato visto che alcune persone, nonostante la presenza di livelli di LDL-C nella norma, presentano un rischio comunque aumentato. Allo stesso modo, alcune persone affette da patologie croniche come il diabete, possono avere un rischio aumentato nonostante la presenza di valori di LDL-C nella norma. Per questa categoria di pazienti viene pertanto raccomandata l’esecuzione del test LDL-P per la misura del numero e/o delle dimensioni delle particelle di LDL al fine di ottenere maggiori informazioni riguardo il loro rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare.

Il test LDL-P può talvolta essere richiesto anche per il monitoraggio dell’efficacia della terapia indicata dalla diminuzione del numero delle particelle LDL piccole e dense (sdLDL). Mentre il test delle LDL-P viene già utilizzato nella pratica clinica, i test relativi alle

Domande Frequenti

È possibile modificare le sottofrazioni delle lipoproteine e diminuire la quantità di LDL-P?

Sebbene sia coinvolta una componente genetica, le sottofrazioni delle lipoproteine possono essere modificate adottando una dieta povera di grassi saturi, perdendo peso e facendo regolarmente esercizio fisico. Anche l’utilizzo di farmaci ipolipemizzanti può influenzare la distribuzione delle sottofrazioni.

Fonti

Fonti utilizzate nella revisione corrente

2016 review performed by Rose Romeo, PhD, DABCC, FACB.

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