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Dengue

Noto anche come: Virus della febbre Dengue, Anticorpi anti-Dengue
Nome ufficiale: Anticorpi anti-Dengue (IgG, IgM); Dengue PCR
Ultima Revisione: 13.07.2016
Ultima Modifica: 28.12.2017

Articolo approvato dal Comitato editoriale di labtestsonline.org ed in corso di revisione da parte del Comitato editoriale italiano

In Sintesi

Perché?

Per diagnosticare la febbre Dengue, in particolare in seguito a viaggi in zone tropicali o subtropicali.

Quando?

Nel caso compaia febbre alta entro due settimane da un viaggio in aree nelle quali la febbre dengue è endemica o in presenza di un’epidemia.

Il campione

Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.

La preparazione

No, nessuna.

L'Esame

La febbre dengue è un’infezione di origine virale trasmessa all’uomo tramite la puntura di zanzare presenti in regioni tropicali e subtropicali, e che ne sono i principali vettori. In risposta all’infezione l’organismo produce degli anticorpi anti-virus dengue.

Il test per la febbre dengue deve essere effettuato nel caso in cui una persona, che abbia effettuato un viaggio nelle regioni endemiche per questa malattia, sviluppi febbre alta entro due settimane dal viaggio. Secondo i dati forniti dalla CDC, ossia il centro per il controllo e la prevenzione delle malattie americano, il virus dengue è endemico in più di 100 paesi tra i quali parte dell’Africa, dell’America, nelle zone caraibiche, nel mediterraneo orientale, nel sud-est asiatico e nel Pacifico occidentale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la dengue viene contratta ogni anno da circa 50-100 milioni di persone (1207 casi in Europa nel 2012) con un progressivo incremento del numero di casi e della diffusione del virus.

Secondo il report di sorveglianza dell’ECDC (European Centre for Disease prevention and Control) del 2012, tutti i casi di cui fossero disponibili le informazioni (1041) sono stati casi di “importazione” ossia di infezione contratta nei paesi nei quali la febbre dengue è endemica. Il 78.8% di questi provenivano dalle zone asiatiche e il 10% dal sud-america.

La maggior parte delle persone sono asintomatiche o presentano solo dei lievi malesseri in seguito all’esposizione ad uno dei quattro sierotipi del virus. Coloro che sviluppano
i sintomi invece, hanno di solito una prognosi molto buona con risoluzione nel giro di poche settimane. I sintomi iniziali più comuni sono sintomi parainfluenzali e febbre alta (40°C) che compaiono repentinamente dopo 4-7 giorni dalla puntura della zanzara vettore del virus. Questi giorni vengono chiamati “periodo di incubazione” che può variare tra i 3 e i 14 giorni.
Altri segni e sintomi possono includere mal di testa forte, in particolare nella regione oculare, dolore muscolare e articolare, eruzioni cutanee, nausea, vomito e ghiandole gonfie.

Spesso le persone che sviluppano la febbre guariscono nel giro di pochi giorni con nessun effetto, mentre in altri casi, la malattia può progredire ad una forma grave chiamata comunemente febbre emorragica dengue. In questi casi, dopo 3-7 giorni dall’inizio dei primi sintomi, si manifestano i primi sintomi della progressione con sangue dal naso, ematemesi (vomito con sangue), presenza di sangue nelle feci, difficoltà respiratorie e pelle umida e fredda in particolare alle estremità. Nella seconda fase invece, il virus attacca il sistema vascolare causando versamento pleurico (passaggio di fluidi dal sangue allo spazio che circonda i polmoni) o ascite (fluidi nella cavità addominale). Di solito non ci sono forti motivazioni che possono portare ad una risoluzione spontanea della febbre dengue o ad una sua progressione verso la febbre emorragica.

La perdita di sangue e fluidi durante la seconda fase di malattia, se non trattata, può talvolta sfociare in una rara condizione potenzialmente fatale, nota come sindrome da shock da dengue. Per evitare i rischio di queste complicanze, i pazienti affetti da febbre dengue vengono ricoverati, di solito per 1-2 settimane, e monitorati per la pressione sanguigna e per il rischio
di disidratazione causato dalla perdita di sangue e fluidi. Durante l’ultima settimana di ricovero il paziente può sviluppare eruzioni cutanee che permangono per circa una settimana o più.

La complessa risposta immunitaria al virus richiede una diagnosi effettuata tramite una combinazione di test. Questi includono:

  • Test molecolare (PCR) per la ricerca del materiale genetico virale– rileva la presenza del virus e può diagnosticare la febbre dengue dopo 5 giorni dalla comparsa dei sintomi.
  • Test sierologici per IgG e IgM ricercano gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario in seguito all’esposizione al virus; questi test sono più efficaci se effettuati almeno dopo 7-10 giorni dall’esposizione.
  • Emocromo, per la valutazione del basso numero di piastrine tipico della fase tardiva della malattia e per rilevare la diminuzione dei livelli di emoglobina, ematocrito e quantità di globuli rossi (anemia) che può essere associata alla forma più grave di febbre dengue.
  • Pannello metabolico di base – per valutare la funzionalità renale e ricercare le evidenze di uno stato di disidratazione tipico delle forme più gravi della malattia.

Come e Perchè

Quali informazioni è possibile ottenere?

Il test della febbre dengue viene utilizzato per determinare se un paziente con

specifici sintomi e con una possibile recente esposizione all’agente infettivo, possa essere effettivamente stato infettato dal virus dengue. Questo tipo di infezione è di difficile diagnosi senza l’ausilio dei test di laboratorio poiché i sintomi potrebbero inizialmente far sospettare la presenza di altre malattie, come la malaria. I tipi di test disponibili sono:

Test sierologici: questi test sono usati prevalentemente per rilevare un’infezione in corso o recente. Vengono ricercati due tipi diversi di anticorpi prodotti dal sistema immunitario in risposta all’infezione: IgM o IgG. La diagnosi richiede una combinazione di test poiché il sistema immunitario produce vari livelli di anticorpi nelle varie fasi della malattia. Le IgM sono gli anticorpi prodotti per primi; pertanto, il test è più efficace se effettuato dopo 7-10 giorni dopo l’esposizione. Per qualche settimana i livelli di queste immunoglobuline aumentano progressivamente e quindi decrescono. Dopo pochi mesi le IgM non sono più rilevabili. Le IgG vengono invece prodotte più lentamente in risposta all’infezione. Di solito i livelli aumentano in seguito ad un’infezione acuta, si stabilizzano e quindi permangono per lunghi periodi. I pazienti esposti al virus prima dell’infezione in atto mantengono i livelli di IgG elevati e questo può influenzare l’interpretazione dei risultati. Test molecolari (polymerase chain reaction, PCR): questo tipo di test rileva il materiale genetico virale nel sangue dopo 5 giorni circa dalla comparsa dei sintomi (febbre).

Domande Frequenti

Esiste una prevenzione per la febbre dengue?

Allo stato attuale non esiste nessun vaccino che possa proteggere dalla febbre dengue. È necessario quindi limitare l’esposizione alla puntura di zanzara proteggendosi in maniera adeguata. Nel caso in cui vengano effettuati viaggi in paesi con clima tropicale, è consigliabile proteggersi con repellenti antizanzare contenenti DEET e pantaloni e magliette a maniche lunghe. Evitare di uscire all’alba e al tramonto quando le zanzare sono più attive.

Immagini Correlate

Fonte immagine: James Gathany
Fonte immagine: James Gathany

Fonti

Fonti utilizzate nella revisione corrente

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