Parvovirus B19
Noto anche come: Parvovirus; Parvo B19, Anti-B19, Test PCR parvovirus B19
Nome ufficiale: Parvovirus B19
Ultima Revisione: 26.01.2017
Ultima Modifica: 01.12.2017
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In Sintesi
Quando?
Nel caso in cui una donna in gravidanza sia stata esposta o abbia un’infezione da parvovirus B19 in atto; nel caso in cui un paziente, in modo particolare se immunocompromesso, presenti anemia grave e persistente.
Il campione
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio per la ricerca di anticorpi anti-parvovirus B19; per la ricerca diretta del virus il campione può essere un campione di sangue o raramente di midollo osseo; talvolta può essere prelevato un campione di sangue cordonale o di liquido amniotico al fine di valutare l’infezione del feto.
La preparazione
No, nessuna.
L'Esame
Il Parvovirus B19 è un virus in grado di causare uno stato di malessere tipico dell’età pediatrica, noto con il nome di quinta malattia o eritema infettivo. Il virus può essere facilmente trasmesso tramite le gocce di saliva e quindi tramite lo stretto contatto con persone portatrici. La trasmissione può anche avvenire per via materno fetale da madre infetta o tramite l’esposizione a sangue o emoderivati infetti.
L’infezione da Parvovirus B19 è molto comune e colpisce perlopiù in età pediatrica. L’infezione in genere è caratterizzata da un periodo di incubazione di alcuni giorni o addirittura 2-3 settimane, quindi è attiva per pochi giorni per poi risolversi.
Per la maggior parte delle persone l’infezione da parvovirus è indistinguibile da altre forme lievi di malessere che possono durare per un breve periodo. Molte delle persone infette sono asintomatiche o sviluppano sintomi para-influenzali come senso di fatica, febbre, cefalea, mal di stomaco. La maggior parte delle persone non sviluppa una sintomatologia significativa e, dopo la risoluzione dell’infezione, viene acquisita l’immunità per tale malattia che non può quindi più essere contratta.
Il parvovirus B19 è classificato tra le malattie esantematiche per la sua capacità di sviluppare delle caratteristiche eruzioni cutanee sulle guance o sul tronco e sugli arti di colore rosso brillante. Le eruzioni cutanee possono comparire e sparire ciclicamente per alcune settimane, intensificandosi in seguito all’esposizione alla luce del sole o a periodi di stress. La comparsa delle eruzioni cutanee coincide però con la perdita di infettività. Il nome quinta malattia deriva dal fatto che l’infezione da parvovirus B19 è la quinta delle sei malattie esantematiche più frequenti in età pediatrica.
Meno comunemente, alcuni adulti se infettati da parvovirus B19, possono sviluppare una malattia nota con il nome di “sindrome guanti e calzini” caratterizzata da gonfiore doloroso alle articolazioni e arrossamento delle mani e dei piedi che termina bruscamente al livello dei polsi e delle caviglie. Questa patologia spesso si risolve nel giro di qualche settimana. Sia negli adulti che nei bambini possono anche comparire sintomi di artrite che però si risolvono sempre nel giro di qualche settimana. Tuttavia, in alcuni casi particolarmente gravi, può svilupparsi un’artrite cronica fino allo sviluppo di artrite reumatoide.
In tre categorie di pazienti, il parvovirus B19 è in grado di causare maggiori problemi di salute:
- Le persone con anemia sideropenica o con qualsiasi altra patologia in grado di diminuire la durata della vita dei globuli rossi, come l’anemia falciforme o la talassemia, possono sviluppare gravi episodi di anemia durante un’infezione da parvovirus B19. Il parvovirus B19 attacca i precursori dei globuli rossi presenti nel midollo osseo determinando l’interruzione della produzione dei nuovi globuli rossi e quindi aggravando le condizioni di quei pazienti affetti da disordini dell’emopoiesi preesistenti.
- Le donne in gravidanza infettate da parvovirus B19 possono trasmettere l’infezione al feto. Nella maggior parte dei casi non vi sono gravi conseguenze ma una piccola percentuale di feti può andare incontro a grave anemia o infiammazione e infezioni del muscolo cardiaco (miocardite). Questi eventi possono determinare aborto, scompenso cardiaco congestizio, idrope fetale (associato con l’accumulo di fluidi) e talvolta nascita del feto morto. Il secondo trimestre di gravidanza è a maggior rischio per lo sviluppo di complicanze fetali.
- Le persone immunocompromesse in seguito ad infezione di parvovirus B19 possono sviluppare un’anemia cronica di difficile risoluzione. In questa categoria rientrano le persone affette da HIV/AIDS, i pazienti sottoposti a trapianto d’organo e coloro ai quali sono stati somministrati trattamenti chemioterapici.
Il test del parvovirus B19 non viene utilizzato per lo screening della popolazione generale e, nella maggior parte dei casi, non è necessario data la scarsa durata e gravità dei sintomi. In genere viene utilizzato per determinare se qualcuno ha un’infezione in atto o recente, solo nel caso di persone a rischio di complicanze. Talvolta può essere richiesto per valutare se qualcuno è stato esposto in passato all’infezione da parvovirus B19. Il test riguarda la misura degli anticorpi anti-B19 – immunoglobuline prodotte in risposta all’esposizione a parvovirus B19 – o la ricerca del materiale genetico virale (DNA) nel caso di infezione attiva.
Come e Perchè
Il campione richiesto dipende dal tipo di test che deve essere eseguito e dallo stato di salute del paziente. La ricerca di anticorpi anti-B19 richiede un campione di sangue venoso prelevato dal braccio. La ricerca del materiale genetico virale può essere effettuata su sangue o, più raramente, su un campione di midollo osseo prelevato tramite biopsia osteomidollare o agoaspirato.
Nel caso di donne in gravidanza a rischio di passare l’infezione al feto, può essere prelevato un campione di sangue cordonale o di liquido amniotico. Il campione di sangue cordonale è ottenuto guidando l’ago per il prelievo all’interno della vena del cordone ombelicale tramite l’ausilio delle immagini ecografiche. Il campione di liquido amniotico viene prelevato tramite amniocentesi, inserendo un ago all’interno del sacco amniotico.
Domande Frequenti
No. Gli esseri umani e gli animali vengono infettati da parvovirus diversi, pertanto l’infezione non può essere trasmessa dal proprio animale domestico.
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Fonti
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