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Marcatori Cardiaci

Nome ufficiale: Biomarcatori cardiaci
Ultima Revisione: 29.01.2016
Ultima Modifica: 05.01.2018

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Revisore:

Prof. Aldo Clerico; Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa

Cosa sono i biomarcatori cardiaci?

I biomarcatori cardiaci sono molecole rilasciate in circolo in seguito a stress della funzione cardiaca o danno del tessuto miocardico. In particolare, la misura di questi biomarcatori è usata come supporto nel diagnosticare la sindrome coronarica acuta (ACS) e l’ischemia cardiaca, patologie associate ad insufficiente apporto di sangue al cuore. I test per i biomarcatori cardiaci possono anche essere impiegati per determinare il rischio di sviluppare una di queste patologie o per monitorare i pazienti con sospette ACS e ischemia cardiaca.

La causa scatenante sia dell’ACS che dell’ischemia cardiaca è di solito la formazione di placche sulle pareti arteriose (aterosclerosi). Ciò può scatenare un restringimento grave delle arterie che può causare il blocco delle arterie coronarie che portano al cuore.

  • L’ischemia cardiaca si verifica quando l’apporto di sangue al cuore non è sufficiente. Quando una quantità di sangue insufficiente raggiunge il cuore può provocare dolore al petto (angina), respiro corto, sudorazione eccessiva e altri sintomi. Di solito l’angina si instaura quando le coronarie si restringono nel tempo. Il dolore inizia quando la persona è in attività ed il cuore si affatica, e scompare velocemente col riposo o con farmaci che aumentano il flusso sanguigno al cuore, come la nitroglicerina
  • L’ACS è causata dalla rottura di una placca aterosclerotica. La rottura della placca provoca la formazione di un coagulo (trombo) nelle coronarie, che porta ad una rapida diminuzione di sangue ed ossigeno al cuore, che a sua volta determina prolungato dolore al petto chiamato angina instabile, che si instaura senza sforzi particolari e non si risolve col riposo o la nitroglicerina.

Quando il flusso sanguigno al cuore è bloccato o significativamente ridotto per un periodo di tempo prolungato (di solito per più di 30-60 minuti) può provocare morte cellulare, con conseguente infarto acuto del miocardio (AMI o infarto). Questo evento può determinare la morte di una parte del muscolo cardiaco con danno permanente e formazione cicatriziale; talvolta, può causare morte improvvisa per contrazioni irregolari del cuore (aritmia). L’angina instabile e l’AMI fanno parte delle sindromi coronariche acute, dal momento che entrambe sono dovute ad una diminuzione acuta del flusso sanguigno al cuore.

I sintomi di ACS e ischemia cardiaca possono variare ampiamente, ma di frequente includono dolore e pressione al torace, nausea e/o respiro corto. Sebbene questi sintomi siano più frequentemente associati all’infarto e all’angina, possono essere osservati anche in patologie non correlate al cuore.

È importante distinguere tra infarto e angina, insufficienza cardiaca o altre patologie che possono dare segni e sintomi simili, poiché richiedono trattamenti e monitoraggi differenti. I test dei biomarcatori cardiaci vengono prescritti come supporto nel determinare la presenza di ACS e ischemia cardiaca e per valutarne la gravità. Aumenti di uno o più biomarcatori cardiaci nel sangue possono identificare i pazienti con ACS o ischemia cardiaca, consentendo una diagnosi rapida ed accurata, nonché un trattamento appropriato.

L’intervento medico tempestivo è di cruciale importanza per prevenire la morte e minimizzare il danno cardiaco e le future complicanze. Il test dei biomarcatori cardiaci deve essere disponibile negli ospedali 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 con un turn-around-time (tempo che passa dalla richiesta al referto) rapido. Alcuni di questi esami possono essere eseguiti al pronto soccorso o al letto del paziente con degli strumenti portatili point of care (POC). Solitamente, i test dei biomarcatori cardiaci sono eseguiti ad intervalli successivi per diverse ore per assicurare che l’aumento delle concentrazioni sanguigne venga rilevato e per stimare la gravità dell’infarto.

Biomarcatori cardiaci

Gli Esami

Solo pochi biomarcatori cardiaci sono usati in routine. Attualmente, il test d’elezione per il danno cardiaco è la misura della troponina. Gli altri marcatori sono meno specifici per il cuore e possono aumentare per altre cause, come il danno al muscolo scheletrico.

biomarcatori cardiaci usati come supporto per la diagnosi, la valutazione ed il monitoraggio dei pazienti in cui si sospetta la sindrome coronarica acuta, al momento includono:

  • Troponina (I o T); è il test usato più frequentemente e più specifico per i marcatori cardiaci. Aumenta (positivo) entro poche ore dal danno cardiaco e rimane alto per più di due settimane. L’aumento della serie di test della troponina nelle ore successive può contribuire a stabilire la diagnosi di infarto
  • Attualmente è raccomandato dalle linee guida il test di laboratorio della Troponina I e T denominato ad alta sensibilità (h-TnI e hs-cTnT). Poiché questa più recente versione del test è più sensibile, diventa positiva più precocemente e può essere di supporto nel determinare ACS più velocemente rispetto all’esame meno sensibile che era utilizzato precedentemente. Inoltre, la troponina ad alta sensibilità può risultare positiva in pazienti con angina stabile e anche in coloro che non hanno sintomi. In questi casi, il suo incremento indica un rischio elevato di eventi cardiaci futuri (infarto)
  • Creatina chinasi (CK) e CK-MB; il CK-MB è una particolare forma dell’enzima creatin-chinasi che si trova principalmente nel muscolo cardiaco. La CK-MB aumenta nel sangue quando è presente un danno cardiaco. Tutte le linee-guida non raccomandano più di utilizzare la misura della CK-MB per diagnosi di ACS o AMI. Infatti, la misura della CK-MB è attualmente rimpiazzata dalla misura delle troponine con metodi ad alta sensibilità (hs-cTnI e hs-cTnT).
  • Mioglobina; è un esame che era in passato utilizzato insieme alla troponina per diagnosticare precocemente l’infarto. Anche questo test non è più raccomandato dalla linee-guida per diagnosi di CS e AMI.
     

Altri biomarcatori sono:

  • PCR ad alta sensibilità; può essere usato per stimare il rischio di un infarto futuro in persone che hanno avuto episodi analoghi in passato.
  • BNP (o NT-proBNP); di solito usato per riconoscere l’insufficienza cardiaca; un’alta concentrazione in pazienti con ACS indica un aumentato rischio di eventi ricorrenti.
     

Lo stato dell’arte: altri biomarcatori sono in fase di studio per il loro potenziale utilizzo nel valutare le persone con ACS. Al momento sono utilizzati solo a scopo di ricerca e non sono disponibili nella pratica clinica.

Altri test di laboratorio sono di frequente prescritti insieme ai biomarcatori per valutare la salute generale del paziente, nonché lo stato dei reni, del fegato, degli elettroliti e dell’equilibrio acido/base, della glicemia e delle proteine plasmatiche:

Altri esami (non di laboratorio)
Questi test permettono al medico di visualizzare grandezza, forma e, attraverso il battito, la funzionalità del cuore. Possono essere usati per rivelare cambiamenti nel ritmo ed eventuali danni ai tessuti o ostruzioni delle arterie.

  • ECG (elettrocardiogramma)
  • Risonanza magnetica
  • Angiografia delle coronarie
  • Ecocardiogramma (ecografia al cuore, ecocardiografia transtoracica)
  • Test di stress
  • Raggi X al torace
     

Per maggiori informazioni a riguardo, consultare Non-Invasive Tests and Procedures article sul sito dell’American Heart Association.

Fonti

Fonti utilizzate nella revisione corrente

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