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Toxoplasmosi

Noto anche come: Toxoplasma gondii, T. gondii
Nome ufficiale: Anticorpi anti-Toxoplasma gondii, IgG, IgM; PCR Toxoplasma gondii
Ultima Revisione: 09.05.2019
Ultima Modifica: 27.05.2019

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Articolo approvato dal Comitato editoriale di labtestsonline.org ed in corso di revisione da parte del Comitato editoriale italiano

In Sintesi

Perché?

Nell’ambito dei protocolli di screening prenatale per definire lo stato immunitario della madre nei confronti di Toxoplasma gondii, per rilevare l’infezione da Toxoplasma gondii nelle donne in gravidanza, nei bambini non ancora nati o in una persona immunocompromessa con sintomi parainfluenzali; per rilevare un’infezione pregressa o come sostegno diagnostico alla definizione delle complicanze legate ad un’infezione attiva da toxoplasma.

Quando?

Nel caso in cui una donna in gravidanza o una persona immunocompromessa siano stati esposti a T. gondii e/o presentino sintomi para-influenzali o gravi infezioni agli occhi o all’encefalo che il clinico sospetti essere associate a toxoplasmosi. Sempre nell’ambito dei protocolli di screening prenatale, eseguito entro la 13esima settimana di gravidanza e poi, in caso di sieronegatività, ogni 30-40 giorni.

Il campione

Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio; talvolta un campione di liquido cefalorachidiano, raccolto tramite una puntura lombare o rachicentesi, o di liquido amniotico prelevato tramite amniocentesi.

La preparazione

No, nessuna.

L'Esame

La toxoplasmosi è un’infezione causata da un parassita chiamato Toxoplasma gondii. Gli esami possono essere di tipo sierologico o molecolare. Il test sierologico rileva gli anticorpi prodotti in risposta all’infezione e, sulla base del tipo di anticorpi presenti (IgM o IgG), l'infezione può essere identificata come attiva o pregressa. Il test molecolare rileva il materiale genetico (DNA) del parassita presente nel circolo ematico e identifica un'infezione acuta.

T. gondii è un parassita non visibile ad occhio nudo. Nella maggior parte delle persone l’infezione è asintomatica o determina solo la comparsa di lievi sintomi para-influenzali. Tuttavia, il parassita può causare gravi complicanze nelle persone immunocompromesse o nel caso in cui infetti donne in gravidanza che possono quindi trasmettere l’infezione al feto.

T. gondii è molto comune. È diffuso in tutto il mondo e in alcuni paesi si stima che abbia infettato addirittura il 95% della popolazione. In generale la percentuale di persone sieropositive per la toxoplasmosi è molto variabile, con valori che variano dal 3 al 70%. In Italia è stato stimato che circa il 60% delle donne che affrontano una gravidanza sono sieronegative per la malattia. Questo è dovuto al miglioramento della conservazione e del trattamento degli alimenti.

L’infezione può essere contratta tramite:

  • L’ingestione di acqua contaminata
  • L'ingestione di cibo contaminato, in modo particolare nel caso di carne cruda (maiale, cervo, agnello) o poco cotta
  • Ingestione di frutta e verdura non correttamente lavate e cresciute in un terreno contaminato
  • Manipolazione della terra di orti e giardini dove animali infetti possono aver defecato
  • Ingestione di latte non pastorizzato
  • Manipolazione delle lettiere dei gatti (soprattutto i gatti randagi o abituati ad uscire, che possono quindi aver mangiato uccelli o roditori infetti)
  • Gioco in sabbiere contaminate Trasmissione materno-fetale
  • Raramente, tramite il trapianto d’organo o trasfusione di sangue.

L’ospite definitivo di T. gondii è il gatto, il quale si infetta mangiando uccelli, roditori o carne cruda infetta. T. gondii si replica e forma delle oocisti. Durante un’infezione attiva, milioni di microscopiche oocisti possono essere rilasciate nelle feci del gatto per diverse settimane. Le oocisti diventano infettive nel giro di un paio di giorni e rimangono tali per alcuni mesi. In altri ospiti, inclusi gli esseri umani, T. gondii completa solo una parte del suo ciclo vitale e forma cisti inattive nei muscoli, nell’encefalo e negli occhi. Il sistema immunitario dell’ospite riconosce queste cisti inattive e protegge l’organismo da ulteriori infezioni. Lo stato di quiescenza delle cisti può perdurare per tutto il corso della vita del soggetto, a patto che non vi sia compromissione del sistema immunitario.

Un’infezione o una riattivazione di T. gondii in persone immunocompromesse, come i pazienti affetti da HIV/AIDS, coloro ai quali viene somministrata chemioterapia, che abbiano subito di recente un trapianto d’organo o che assumano farmaci immunosoppressori, può comportare lo sviluppo di sintomi e complicanze significative. Possono essere interessati il sistema nervoso e gli occhi, causando cefalea, convulsioni, stato confusionale, febbre, encefalite, perdita di coordinazione e visione offuscata.

Nel caso di donne in gravidanza con una infezione attiva, le possibilità di trasmissione materno- fetale è del 30-40%. Se l’infezione congenita interessa le prime settimane di gravidanza, allora può comportare aborto, morte intrauterina o anche lo sviluppo di gravi complicanze nel neonato, incluso ritardo mentale, convulsioni, cecità ed epatosplenomegalia. Molti bambini infetti, in particolare quelli esposti durante le ultime settimane di gravidanza, possono apparire normali alla nascita ma sviluppare sintomi tardivi come gravi infezioni agli occhi, perdita dell’udito o difficoltà nell’apprendimento.

Come e Perchè

Quali informazioni è possibile ottenere?

Il test della toxoplasmosi viene utilizzato per rilevare un’infezione attiva o pregressa ad opera del parassita microscopico Toxoplasma gondii. Spesso viene effettuato per:

Le donne prima o durante una gravidanza per verificare la sieropositività o meno all’infezione da T. gondii e per monitorare l’eventuale infezione in corso di gravidanza I pazienti immunocompromessi con sintomi para-inflluenzali

I pazienti con segni e sintomi di toxoplasmosi

La diagnosi prenatale tramite l’analisi del liquido amniotico

Esistono diverse metodiche per rilevare l’infezione da T. gondii. La scelta dei test e dei campioni da utilizzare dipende dalla persona, dai sintomi e dall’anamnesi clinica.

Test anticorpale

L’esposizione di una persona a T. gondii determina la produzione di anticorpi in grado di riconoscere il parassita, ad opera del sistema immunitario del soggetto infetto. Possono essere prodotte due classi di anticorpi, le IgM e le IgG.

Le IgM sono le prime ad essere prodotte in risposta all’infezione. Nella maggior parte delle persone sono presenti nel circolo ematico entro una o due settimane dell’esposizione. La produzione di IgM aumenta per un breve periodo per poi diminuire progressivamente fino a scendere sotto i limiti di rilevabilità dopo qualche mese dall’esposizione. I livelli di IgM possono aumentare nuovamente nel caso in cui una ciste quiescente di T. gondii si riattivi o nel caso di infezioni croniche.

Le IgG vengono prodotte dopo alcune settimane dall’infezione e forniscono una protezione a lungo termine. I livelli di IgG aumentano durante l’infezione attiva per poi stabilizzarsi dopo la risoluzione della stessa. Una volta che una persona è stata esposta a T.

gondii, presenterà livelli rilevabili di IgG per il resto della propria vita.

Il test anticorpale può essere effettuato nell’ambito del pannello TORCH, un acronimo che include molte infezioni in grado di causare complicanze durante la gravidanza: toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus ed herpes simplex.

Test molecolare

Il test molecolare può essere effettuato per rilevare e misurare il materiale genetico di T. gondii (DNA) nel liquido cefalorachidiano o nel liquido amniotico.

Domande Frequenti

La toxoplasmosi è contagiosa?

La toxoplasmosi non può essere trasmessa direttamente da persona a persone, fatta eccezione per la trasmissione materno-fetale. La maggior parte delle infezioni viene contratta mangiando, bevendo o manipolando qualcosa di contaminato.

Immagini Correlate

Ciclo vitale di Toxoplasma gondii. Fonte immagine: Alexander da Silva, Melanie Moser, CDC
Immagine di Toxoplasma gondii al microscopio. Fonte immagine: Morris T. Suggs Jr., CDC
Colorazione di Toxoplasma gondii con anticorpi fluorescenti. Fonte immagine: Dr. Sulzer, CDC

Fonti

Fonti utilizzate nella revisione corrente

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